Amazon non è più soltanto il colosso dell’e-commerce: negli ultimi anni ha esteso la sua influenza nel settore della sicurezza pubblica, promuovendo tecnologie di sorveglianza avanzata alle forze dell’ordine statunitensi. Da ethical hacker e blogger informatico, è mio dovere analizzare criticamente questa deriva, che solleva interrogativi profondi su privacy, democrazia e controllo sociale.

Sorveglianza algoritmica: il nuovo volto del potere
Amazon ha avviato una campagna aggressiva per diffondere strumenti di sorveglianza basati su intelligenza artificiale tra le forze speciali e di polizia. Parliamo di droni intelligenti, riconoscimento facciale, software per la rilevazione di armi, centri di controllo in tempo reale e persino sistemi per la redazione automatica di rapporti di polizia.
Queste tecnologie non sono neutre. Ogni algoritmo porta con sé bias, limiti e potenziali abusi. Il riconoscimento facciale, ad esempio, ha dimostrato tassi di errore più alti su volti non caucasici, amplificando discriminazioni sistemiche. Eppure Amazon continua a promuoverlo come strumento di “prevenzione” e “efficienza”.
Il caso Ring: sorveglianza domestica e accesso senza mandato
Un esempio emblematico è Ring, l’azienda di campanelli intelligenti di proprietà di Amazon. Attraverso il “Law Enforcement Neighborhood Portal”, le forze dell’ordine possono richiedere filmati registrati dai dispositivi Ring senza mandato, semplicemente con il consenso del proprietario. Ma c’è di più: Amazon ha fornito video privati alle autorità anche in assenza di consenso, invocando “emergenze” non verificate PeaceLink.
Questo sistema crea una rete di sorveglianza distribuita, dove ogni cittadino diventa potenzialmente un nodo di controllo. La polizia può accedere a dati privati senza passare da un giudice, bypassando le garanzie costituzionali. È una normalizzazione del monitoraggio, mascherata da sicurezza.

Partnership e lobbying: la strategia di penetrazione
Amazon non agisce da sola. Collabora con startup del settore, partecipa a fiere militari, e finanzia programmi di formazione per le forze dell’ordine. L’obiettivo è chiaro: consolidare la propria presenza nel mercato della sicurezza pubblica, trasformando le forze speciali in clienti fidelizzati.
Questa strategia di lobbying tecnologico è pericolosa. Quando un’azienda privata diventa fornitore esclusivo di strumenti di sorveglianza, si crea una dipendenza operativa che può compromettere l’autonomia delle istituzioni pubbliche. Inoltre, la mancanza di trasparenza nei contratti e nei protocolli di utilizzo rende difficile qualsiasi controllo democratico.
Da ethical hacker: cosa possiamo fare?
Come esperti di sicurezza e cittadini consapevoli, abbiamo il dovere di:
- Analizzare il codice: ogni software di sorveglianza dovrebbe essere soggetto a revisione indipendente. Il codice chiuso è un rischio per la democrazia.
- Promuovere la crittografia end-to-end: proteggere i dati personali è fondamentale. I dispositivi domestici devono offrire opzioni di privacy reali.
- Educare gli utenti: molti non sanno che i loro dispositivi possono essere usati contro di loro. Serve divulgazione tecnica e didattica.
- Monitorare le policy aziendali: Amazon e simili devono essere chiamati a rispondere pubblicamente delle loro pratiche di sorveglianza.
Ulteriori informazioni:
La sicurezza non può essere costruita sulla rinuncia alla privacy. Amazon sta ridefinendo il concetto di controllo sociale, spingendo le forze speciali verso una sorveglianza algoritmica che rischia di sfuggire al controllo democratico. Da ethical hacker, il nostro compito è vigilare, informare e proporre alternative. Perché la tecnologia deve servire la libertà, non minarla.

