Negli ultimi anni, le truffe informatiche si sono evolute in modi sempre più sofisticati, sfruttando la paura, l’urgenza e la fiducia nelle istituzioni per ingannare le vittime. Una delle tecniche più subdole è quella del finto poliziotto, una forma di social engineering in cui il truffatore si spaccia per un agente delle forze dell’ordine al fine di estorcere denaro, dati personali o accesso ai dispositivi della vittima.
Come ethical hacker, ho visto in prima persona come funzionano questi attacchi e voglio condividere con voi tutto ciò che c’è da sapere per riconoscerli e difendersi efficacemente.

Cos’è la truffa del finto poliziotto?
La truffa del finto poliziotto prevede che un malintenzionato contatti una persona via telefono, email o persino attraverso una chiamata video, fingendosi un ufficiale di polizia, carabiniere o rappresentante di un ente governativo. L’obiettivo è spaventare la vittima, convincendola di essere coinvolta in un caso legale serio – come frode bancaria, pornografia illegale o traffico di dati – e offrire una soluzione “rapida” a pagamento.
Spesso i truffatori minacciano arresto immediato, multe salate o blocco di account se non seguirai le loro indicazioni. Alcuni arrivano persino a utilizzare software malevoli (malware) per prendere il controllo del computer e mostrare schermate intimidatorie con stemmi ufficiali, aumentando il senso di urgenza e credibilità.
Come avviene l’attacco
- Contatto iniziale: La vittima riceve una telefonata, un’email o una notifica pop-up sul proprio dispositivo.
- Creazione di panico: Il truffatore comunica una notizia allarmante, come il coinvolgimento in attività illegali.
- Richiesta di azione immediata: Si richiede il pagamento di una multa tramite criptovalute, carte regalo o bonifico.
- Accesso al dispositivo: In alcuni casi, si convince la vittima a installare un software remoto (come TeamViewer o AnyDesk), permettendo al truffatore di accedere ai file sensibili.
- Estorsione: I dati possono poi essere utilizzati per ulteriore ricatto o venduti sul dark web.
Cosa fare per difendersi
- Mai fidarsi di telefonate minacciose: Le autorità non chiamano mai per strada, non minacciano arresti immediati al telefono e non richiedono pagamenti improvvisi.
- Verificare l’identità: Se dubiti, chiudi la comunicazione e chiama direttamente l’ufficio competente tramite numeri ufficiali reperibili online.
- Non scaricare software su richiesta: Mai installare programmi remoti su richiesta di uno sconosciuto.
- Bloccare e segnalare: Blocca il numero o l’indirizzo email e segnala l’accaduto alle autorità competenti, come il C.O.A.N. (Centro Operativo Antifrodi Nazionale) o il CERT nazionale. -. Sensibilizzazione e formazione: Essere informati è la migliore protezione. Condividi queste informazioni con familiari, soprattutto anziani o meno esperti di tecnologia.
Perché questa truffa funziona così bene?
Il successo di questa truffa si basa su due pilastri fondamentali: paura e ignoranza tecnologica. Quando qualcuno ti dice che sarai arrestato tra due ore, è naturale entrare in stato di ansia. E quando si è confusi, si tende a prendere decisioni affrettate.
Un buon ethical hacker non solo sa come penetrare sistemi, ma comprende anche il comportamento umano. Ecco perché lavoro quotidianamente alla sensibilizzazione del pubblico: la sicurezza informatica parte dagli utenti.
Ulteriori dettagli:
La truffa del finto poliziotto è solo una delle tante forme di social engineering che circolano oggi. Proteggerti significa rimettersi in discussione, imparare e diffondere la conoscenza. Ricorda: nessuna autorità ti chiederà mai di pagare una multa con Bitcoin né ti inviterà a installare un programma per “sbloccare” il tuo computer.