Il ransomware è oggi una delle minacce informatiche più temute e pervasive. Nato dalle mani di black hat hacker, si è evoluto da semplice codice malevolo a sofisticati strumenti di estorsione digitale.

Come agiscono i Black Hat
I criminali informatici sfruttano vulnerabilità nei sistemi (patch non applicate, RDP aperti, phishing mirato) per infiltrarsi in una rete. Una volta ottenuto l’accesso, caricano ed eseguono il payload del ransomware. I più recenti usano tecniche di living off the land (LoL), ovvero strumenti legittimi del sistema come PowerShell o PsExec per muoversi lateralmente e colpire più dispositivi senza essere rilevati.
Tecniche di estorsione
Non si parla più solo di cifrare i dati. I ransomware moderni, come LockBit o BlackCat, implementano il modello “double extortion”:
- Cifrano i file.
- Esfiltrano dati sensibili.
- Minacciano di pubblicarli sul dark web se il riscatto non viene pagato.
Alcuni gruppi hanno introdotto la triple extortion, contattando direttamente clienti o partner dell’azienda colpita per aumentare la pressione.
Come proteggersi:
Da ethical hacker, raccomando un approccio multilivello:
- Backup regolari, offline e testati.
- Segmentazione della rete per limitare la propagazione.
- EDR (Endpoint Detection and Response) per visibilità e reazione rapida.
- Monitoraggio dei log e delle anomalie nei comportamenti degli utenti.
- Patch management rigoroso.
- Formazione del personale: il phishing è ancora il vettore #1.
Infine, avere un incident response plan testato può fare la differenza tra downtime di ore o settimane.
Ulteriori informazioni:
Il ransomware non è solo un problema tecnico, ma una questione di resilienza organizzativa. Prevenzione, visibilità e reazione sono le chiavi per non diventare la prossima vittima.